5 marzo 2020
CORNICE
“Deka” = dieci; “hemera” = giorno. Rispettivamente, dunque, dal greco, dieci giorni. Tanti sono, dal 5 al 15 marzo, quelli in cui noi staremo senza vederci, costretti dalla ‘peste’ a ripararci in luoghi in cui il contatto con le persone non sia di pericolo per noi stessi e per gli altri.
Dieci giorni: esattamente il numero di giorni nei quali 7 donne e 3 uomini, per un totale di dieci che vanno a formare una “brigata”, si riuniscono in una villa nel contado fuori Firenze per scappare dalla città invasa dalla peste (ma anche da tante, troppe forme di contaminazione da panico sociale) in una villa nella campagna vicina. Siamo nel 1348, e una terribile epidemia è arrivata dall’Oriente. Per passare il tempo, si sa, che cosa c’è di meglio che raccontare storie?
Dunque, ciascuno di loro, a turno, ne racconta una al giorno; talora le giornate hanno un tema dedicato, talora no. Sempre, uno di loro, a rotazione, è il “re” o la “regina” della giornata. Il totale, 10 x 10 (vero, prof. Pierini?!) fa 100.
100 novelle raccontate in 10 giorni dai 10 personaggi che costituiscono la “cornice” (il racconto che incornicia, appunto, tutte le altre storie) del Decameròn (accento sulla “o” finale, per favore, altrimenti il mio professore dell’Università si arrabbia), storia di dieci giorni.
Ecco, miei cari, quello che faremo in questi dieci giorni, parleremo del Decameron di Giovanni Boccaccio. Saremo il Decameron di Giovanni Boccaccio.
Oggi, entro la fine del pomeriggio, vi posterò dei materiali introduttivi (facendo soprattutto riferimento al vostro ottimo manuale, sia di Italiano, sia di Storia) in una sezione dedicata (“Boccaccio”) in Materiali del corso.
Da domani, comincia la prima giornata: se qualcuno vuole farsi avanti, e proporsi come re/regina di uno di questi dieci giorni, è benvenuto. Garantisco che l’impegno per il re e la regina sarà poco. Preparate gli occhi, preparate la lettura, preparate i racconti. Perché il Decameron non si studia e basta, si fa.