La sesta giornata del Decameron è governata dalla regina Elissa. Il nome di Elissa rimanda, per un lettore abituato ai classici greci e soprattutto latini, a un personaggio dell’Eneide di Virgilio, e cioè Didone, la regina di Cartagine, uno de cui nomi è appunto Elissa. Non è un nome che evochi fortuna, visto che la regina Didone finisce per suicidarsi per amore di Enea (che prima la illude, e poi riparte per fondare Roma), su una pira, un mucchio di legna, di fuoco ardente.
Nello scegliere però il tema della sesta giornata, però, Elissa non decide in maniera così conforme al suo nome, ma propone viceversa il tema delle risposte pronte, delle risposte rapide e argute, intelligenti, furbe, date per togliersi dagli impicci in una situazione complessa, sfavorevole, faticosa.
Il tema della sesta giornata è così quello della “abilità di parola” nella sua prontezza. E, se considerate che le parole narrate sono esattamente quello che sta tenendo compagnia e salvando la brigata di giovani che si sono isolati per salvarsi dalla peste, capite che in questa giornata Boccaccio fa un po’ riflettere su se stesso sulla funzione stessa del Decameron, della raccolta, del libro che si legge per piacere (come dimostra, lo sappiamo, la dedica alle donne).
Le novelle celebri di questa giornata sono moltissime, perché raccontare battute di spirito, personaggi dalla parlatina spigliata è qualcosa che piace sempre. Io vi riassumo qui quella di Fra(te) Cipolla, narrata da Dioneo (e che dunque è l’ultima della giornata, come sempre Dioneo). In questo caso Dioneo sceglie di usare la sua libertà per rispettare, grosso, modo, il tema proposto da Elissa (anche la sua novella è incentrata sul potere della parola), anche se è un po’ più elaborata delle altre proposte (perché crea un sistema di racconti secondari dentro la novella principale).
La novella, in estrema sintesi, è questa: Fra Cipolla, di Certaldo, è famoso per riuscire a imbrogliare i fedeli (ottenendo offerte, e simili) con la sua parlantina. Un giorno, annuncia di essere in possesso niente meno che di una penna dell’Arcangelo Gabriele, cadutagli durante l’Annunciazione alla Vergine Maria, e dichiara di volerla mostrare durante la predica. Due certaldesi che vogliono smascherarlo, però, riescono a rubargli la penna e a sostituirla con dei carboni. Cipolla non si perde d’animo e, quando si rende conto del tranello, durante la predica, sostiene che i carboni siano quelli del martirio di S. Lorenzo (morto arrostito) e che la volontà divina abbia sostituito le due reliquie perché ci si sta avvicinando al giorno di S. Lorenzo (X agosto).
Ve la metto qua sotto, se volete approfondire, non c’è obbligo di lettura (come sempre, di sapere il contenuto della giornata, sì).